
Uno sguardo sulla vita attraverso la macchina fotografica
Prendetevi alcuni minuti per osservare bene le foto di Richard Avedon.
Richard Avedon fu un fotografo ritrattista, un ritrattista dell’anima che aveva la capacità di scegliere quale maschera umana fa vedere nello scatto, il più delle volte era quella più profonda, quella più umana, quella più fragile.
Dal 1942 – 1944 Avedon era imbarcato nella Marina mercantile e nei lunghi mesi di navigazione si dedicò alla fotografia, una fotografia asettica per la redazione dei documenti di riconoscimento o per le foto necessarie durante le autopsie che durante la navigazione venivano effettuate direttamente a bordo delle navi, ma proprio in questo stile forzatamente neutro si rafforza la capacità di Avedon nell’osservare oltre all’immagine, di catturare le sfumature dello sguardo, del volto e della posa, oltre la vita ed oltre l’assenza di essa.
Subito dopo grazie alla suo particolare stile, merito anche dell’incontro con Alexey Brodovitch, insegnante e mentore, uomo coltissimo che ha portato l’arte dentro i giornali, gli permise di entrare in Harper’s Bazaar (1946–65) rivista di moda fondamentale nel panorama mondiale.
Con Harper’s Bazaar riuscì a viaggiare in europa e nel 1947 sbarcò Sicilia non si sa se ci fosse già fosse stato con la marina mercantile o quando conosceva già quella terra, certo è che nelle foto traspare tutta la sua capacità nel catturare il carattere, l’energia e la vita delle persone. Emblematici sono tanto i sorrisi dei bambini quando la serietà della povertà in cui vivevano.





La fotografia di Moda
In breve tempo Richard Avedon ottenne subito un grande successo tanto che all’età di 26 anni (1949) riceve da Life, magazine americano imperniato principalmente sul fotogiornalismo, €25000 per realizzare un servizio su New York, la mania di precisione e l’etica dell’artista si fece subito vedere, tanto che Avedon scatto centinaia di foto ma non fu soddisfatto del lavoro, abbandonò l’incarico e restituì i soldi a Life, questo non compromette minimamente il suo lavoro.
Numerosissimi furono i prestigiosi lavori a cui Avedon lavorò, e grazie al continuo sostegno da parte della rivista di moda Harper’s Bazaar con cui collaborò fino al 1964









Charlie Chaplin


A neppure 30 anni era al Top della fotografia americana, il 13 settembre nel 1952 Charlie Chaplin lo scelse per la sua ultima fotografia scattata in America, in quanto poco dopo, qualche ora dopo Chaplin abbandonò l’America per non tornare mai più perché accusato dall’FBI per essere un simpatizzante comunista.
Lo Sguardo di Avedon per il Mondo

Avedon aveva grande amore per la sorella Louise, fu la sua prima modella.
Louise sin dall’adolescenza era malata di schizofrenia, Avedon le era rimasto sempre accanto e aveva vissuto in prima persona il disagio mentale della sorella, anche come fotografo all’interno dell’ospedale psichiatrico, la sorella morì prematuramente nel 1963.







In the American West
Lo sguardo di Avedon per il mondo cambiò per sempre. Viaggiò nelle zone più povere d’America, costruì il suo famosissimo “In The American West”, questo progetto racconta il suo desiderio di rinascita o meglio di resurrezione nei confronti di Luise è davvero prepotente e traspare in ogni volto che Avedon ritrasse in quegli anni.
Beekeeper, 1981
Nel 1980 Avedon continuò il suo viaggio cominciato negli anni ’60 tra i lavoratori del west americano, nel 1985 pubblicò “Avedon at Work: In the American West”, all’interno ci sono incredibili fotografie che ancora una volta spiegano meglio di mille parole la capacità di Avedon di isolare il soggetto dal contesto e di renderlo universale e carismatico.


Laura, la moglie di Avedon, fece in modo che andasse in una fattoria nella contea di Solano, in California, dove un entomologo dell’Università della California a Davis portò 120.000 api sul sito e Richard iniziò a fotografare la mattina presto sul lato ombreggiato di un fienile. L’entomologo prese un contagocce da una minuscola boccetta piena di fluido feromonico, contenente il profumo dell’ape, e lo tamponò sul petto di Fisher. Questo profumo ha attirato le api e ha impedito loro di pungere la carne dell’uomo. Nella prima sessione, un migliaio di api operaie hanno sciamato il petto, le braccia e la testa nudi di Fisher.
Boyd Fortin e Sandra Benner


Tecnica Fotografia
Avedon utilizzava delle tecniche fotografiche per gli permettevano di isolare sia graficamente che umanamente il soggetto.
Nelle sue foto spesso sono presenti dei grandi pannelli bianchi usati come fondali, questo permetteva di isolare il soggetto e togliere qualsiasi distrazione all’osservatore rafforzando così il vigore e la centralità del soggetto.





la seconda tecnica era quella di scattare all’improvviso o comunque mentre il soggetto non è in una posa formale e prestabilita. Come nel caso particolare dei Duca & Duchessa di Windsor. Per catturare qualcosa di diverso dalle loro solite espressioni stoiche, Richard Avedon ha mentito al duca e alla duchessa che il suo taxi aveva investito un cane mentre era in viaggio per fotografarli. Questa immagine iconica è stata il risultato.
A questo proposito, un suo celebre aforisma recita: “Tutte le fotografie sono fedeli, nessuna di esse è verità.”





Marilyn Monroe

Famosa è la foto di Marylin Monroe in cui un volto bellissimo e pensieroso viene immortalato tra una pausa e l’altra della sessione fotografica. Avedon avviso che doveva verificare alcune impostazioni sulla macchina fotografica, in quel momento Marilyn aveva abbassato la guardia, aveva smesso di posare, non era più un’attrice, era solo una persona che si era persa all’interno della propria anima.
Andy Warhol e The Factory






The Factory era il nome dello studio originario di Andy Warhol a New York City tra il 1962 e il 1968
Era il 3 giugno del 1968 quando Valerie Jean Solanas, una giovane scrittrice che aveva sottoposto un suo dramma teatrale ad Andy Warhol chiedendogli di produrlo, entrò nello studio dell’artista sparando diversi colpi di pistola. Ferì gravemente Warhol
L’artista lottò tra la vita e la morte, poi sopravvisse per miracolo. Sottoposto a complicati interventi chirurgici, riportò postumi permanenti, rimanendo molto segnato anche a livello psicologico.
Nell’agosto del 1969 Warhol acconsentì alla proposta di Richard Avedon di ritrarlo nel suo studio, ad un anno da quel difficile momento, decidendo così di mostrare le sue cicatrici al mondo.
Richard Avedon – La Moda
Le foto di Avedon acquistarono di anno in anno intensità e la visione dell’artista divenne più complessa ed innovativa, emblematico fu il lavoro parigino con le più importanti modelle al mondo, era nervoso e spaventato, per vincere la paura, le normalizzò. Le mise sedute nei caffè, in giro per le strade, a guardare dei musicisti di strada come donne qualsiasi, ma con addosso abiti eccezionali.
Avedon animo le splendide indossatrici degli anni 60/70/80/90 e trasformò la fotografia di moda in stile di vita traboccante di glamour e sensualità.















Il perfezionista
Maniaco della perfezione, il fotografo americano poteva scattare interi rullini prima di realizzare una foto buona. Avedon è riuscito a dare al soggetto una centralità indiscussa. I suoi scatti si caratterizzano per compostezza, perfezione formale, intensità e allo stesso tempo ironia e leggerezza.
La morte del padre
Il suo lavoro non si rivolge solo alla moda, usava lo strumento della fotografia come uno mezzo atto a rappresentare la vita stessa, per capire mutamenti politici, risvolti psicologici o filosofici.
Nel 1974 espone al MOMA di New York una serie sulla lenta morte del padre Jacob Israel Avedon, sconvolgendo critica e pubblico.
Si tratta di una commovente testimonianza dell’inevitabile declino di una personalità forte, nonché una tenera testimonianza del rapporto tra padre e figlio.






“Se passa un giorno in cui non ho fatto qualcosa legato alla fotografia, è come se avessi trascurato qualcosa di essenziale. È come se mi fossi dimenticato di svegliarmi.”
Richard Avedon